L’80% dei 1.100 insegnanti, presidi e genitori che hanno partecipato alla rilevazione della Tecnica della Scuola apprezza lo stop all’utilizzo degli smartphone dal prossimo 1° settembre in tutte le classi dalla scuola dell’infanzia alla fine della secondaria di primo grado, comunicato in queste ore con una circolare ministeriale. Ma dai commenti emerge anche che l’imposizione del divieto dall’alto potrebbe andare in conflitto con l’autonomia degli istituti dove si prevede una funzione didattica del cellulare.
Dopo l’annuncio dei giorni scorsi, il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara con un’argomentata circolare, supportata da studi e ricerche internazionali, ha disposto “il divieto di utilizzo in classe del telefono cellulare, anche a fini educativi e didattici, per gli alunni dalla scuola d’infanzia fino alla secondaria di primo grado, salvo i casi in cui lo stesso sia previsto dal Piano educativo individualizzato o dal Piano didattico personalizzato“. Secondo un’indagine della Tecnica della Scuola, a cui hanno partecipato 1.100 lettori, per i due terzi insegnanti ,gli addetti ai lavori si dicono in gran parte d’accordo col divieto: in media, circa l‘80% di loro concorda con la misura adottata dal ministro Giuseppe Valditara dovuta alla sempre più forte dipendenza delle nuove generazioni con il cosiddetto telefonino.
Dal sondaggio sono comunque anche emerse delle acute osservazioni di alcuni addetti ai lavori, per i quali l’imposizione di un divieto dall’alto potrebbe andare in conflitto con l’autonomia degli istituti, in particolare con le scuole che hanno condotto programmi didattici basati proprio sull’utilizzo attivo e formativo dei telefoni cellulari.
“Lasciamo la libertà di scelta ai singoli istituti. Fidiamoci della capacità del docente di decidere quando il cellulare può essere usato a scopo didattico. Autonomia didattica nella scuola pubblica: vietare non serve, serve educare a un uso consapevole della tecnologia”, ha commentato un docente.
“L’eventuale utilizzo del telefono cellulare va deciso dal singolo insegnante, sulla base delle necessità didattiche e delle linee stabilite da ogni istituto scolastico tramite gli organi collegiali”, ha tenuto a dire un altro insegnante.
Anche tra i genitori non sono mancati i rilievi: “Credo che bisognerebbe educare a fare un buon uso dei dispositivi elettronici. Vietare è un modo per non affrontare il problema”. E ancora: “Il divieto causa malcontenti mentre l’educazione no, anzi rende consapevoli gli studenti”.
“Preferirei che ci fosse lo spazio per insegnare a usarlo consapevolmente”, ha osservato un dirigente scolastico. Tra i presidi c’è anche chi apprezza in pieno l’iniziativa del Ministro: “Nessuna alternativa. La comunicazione verbale. Ci si può disintossicare 6 ore dal cellulare. Per le lezioni ci sono le Lim, negli intervalli i ragazzi devono parlare tra di loro”. E anche tra gli stessi prof: “Divieto sacrosanto, così come sacrosante solo le nuove norme sul voto di condotta, purtroppo rallentate. Una nuova scuola più seria, rispettosa ed efficace è possibile”.
Per una collaboratrice scolastica “una soluzione utile a tutti” potrebbe essere quella di “predisporre Metalli: questo materiale da costruzione blocca il segnale del telefono cellulare più di ogni altro, un disturbatore di segnale innanzitutto e un armadietto in ogni aula dove chiuderli a chiave fino all’ultimo ora. Viste le norme vietate, le forme d’ansia di quasi tutti i genitori è l’unica soluzione”;
La circolare del Ministro è stata giudicata anche da un ex direttore di scuola di polizia: “Bisogna creare una materia di insegnamento con docenti qualificati sin dalla materna”.
Precisiamo che l’indagine è stata realizzata dalla testata giornalistica “La Tecnica della Scuola” nel periodo che va dall’11 al 12 luglio 2024. Hanno partecipato 1.100 soggetti. Il sondaggio non ha carattere di scientificità: i risultati derivano da conteggi automatici.
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